Ho qualcosa da dire anch’io su ReteSalute

Ho inviato un esposto in Procura al fine di verificare eventuali atteggiamenti o mancanze dei gestori di Retesalute.

Da molto tempo è in atto, da parte mia, una contestazione costante verso i dirigenti di tale società. A dimostrazione di ciò vi è un ricorso attuale al Tar e adesso al Consiglio di Stato che dura da ormai cinque anni. Ora, nell’apprendere l’enorme disavanzo economico lasciato dagli amministratori sin qui succeduti, mi pongo interrogativi che un giudice potrà considerare e valutare in modo pacato.

Certamente Retesalute nasce dalla decisione precisa dell’AST di non interessarsi più direttamente del servizio sociosanitario. Con la determinazione del Servizio Sanitario Regionale che si poneva lo scopo di liberarsi di un servizio sanitario generale (vedi dichiarazioni tipo: “I medici di base non servono piùil privato è bellissimo) e di affidare il più possibile della sanità al privato, ai dirigenti della regione restava quest’ultimo problema: il sociosanitario? Da qui nasceva l’idea di creare questa unità smantellando quel collegamento con la rete sanitaria regionale, riservandosi l’aspetto ispettivo che sta causando costi e burocrazie immense.

Idea giusta: il servizio dell’ASST in quel momento specifico era indecoroso, per essere educati e gentili (in merito si può chiedereun parere al dott. Magni, psicologo). Ora la calcolata decisione di coinvolgere i Comuni e di alleviare le pratiche di ogni Comune era un’idea che aveva un valore. Il risultato è che l’ASST ha scaricato sulle spalle dei Comuni tutta la responsabilità e le spese, nel contempo aggravando di una pesante burocrazia i singoli uffici degli assistenti sociali.

Domande su domande, quintali di carta per richiedere un beneficio che il più delle volte non arrivava; che non era mai costante, ma si rinnovava di anno in anno con la clausola della regione: se ci sono i soldi ! Il minimo che la Regione e la Sanità avrebbero dovuto fare era di lasciare usufruire degli spazi inutilizzati nei fabbricati dell’ospedale (e sono tanti) e garantire a Retesalute le spese di sede e dei servizi di conduzione, che sono elevate e che- prima- erano a carico del servizio sanitario. Le riunioni e le decisioni si svolgevano sempre nei locali dell’ospedale. Ma come si poteva disobbedire a quel sant’uomo di Formigoni?!

I debiti di Retesalute dovrebbero essere assorbiti dalla Regione che ha voluto questa struttura e che, con conduzione ragionevole e con persone competenti, ha ancora una ragione di esistere. Io personalmente preferirei la soluzione che ha messo in atto il dottor Brivio, sindaco di Lecco. Associazioni di Cooperative del territorio senza obblighi di appartenere a correnti politiche del momento.  Ai Comuni la colpa di aver sempre firmato i bilanci, senza magari averli mai letti, e fidandosi ciecamente dell’assetto politico che aveva assunto quest’organizzazione. A leggere i bilanci, a contestarli e a costruire giorno per giorno si fa molta fatica, bisogna sprecare serate e nottate e chi se la sente più di fare questi sacrifici?

Premetto che un esposto non segnala espressamente mancanze o reati, ma serve a chiedere a un giudice di verificare se vi sono stati comportamenti scorretti da parte dell’amministrazione. Se un giudice, dopo aver analizzato il caso, dovesse dichiarare che tutto è stato svolto nella legalità, io sarei il primo a esserne felice. Finalmente potrei dichiarare che un’amministrazione ha funzionato bene e onestamente.

Ma la mia critica verso Retesalute risale a diversi anni fa. Io ero presente alla sua fondazione e ne ho seguito i primi passi. La gestione era stata affidata al signor Donina, nostro concittadino. Egli, con un’impiegata part-time, svolgeva un lavoro eccezionale. Il dr. Donina era ed è una persona (forse l’unica) che conosce molto bene i bisogni sociali del territorio. Da solo costruiva quotidianamente un aiuto vero al sociale, mi riferisco in particolare al mondo dei disabili. Riuniva gli assistenti sociali e il giorno dopo provvedeva ai vari bisogni e principalmente  verso le persone non autosufficienti.  Gli era stato affiancato  il dr.Guarnieri come direttore politico (al suo posto se installavano una macchinetta  del caffè avrebbero risparmiato e lavorato meglio con  qualche caffè giornaliero) Poi qualcuno ha pensato di creare un carrozzone nel quale infilare sindaci scaduti e persone di chiara fede politica, che però non avevano mai preso un voto dai cittadini, e altri personaggi che i lettori possono immaginare. Naturalmente  in  questo  carrozzone  bisognava  infilarci  parenti e amici, la campagna elettorale  non finisce  mai; ora  sono 82 anime  che temono di perdere il  lavoro e si rivolgono ai sindacati. Carrozzone  politico  enorme, professionisti del sociale,  che  ha prodotto i suoi frutti applicando la famosa formula di Einstein  E=mc²  dove E è il risultato finale  – 6milioni di euro di passivo che è uguale all’energia di massa – m-scopo principale dei politici di coprire massicciamente i bisogni del sociale- applicata al sistema politico di gestione –c2. Si è dimostrato che è possibile fare debiti, con i soldi dei contribuenti alla velocità della luce. Naturalmente nessun responsabile  pagherà.

Un giorno il signor Donina, che non aveva particolari fedi politiche, fu messo da parte. I grandi del pensiero politico locale, sia di destra che di sinistra, entrarono alla grande nella società con la loro incapacità e la loro ben nota volontà di potere; e ora ne vediamo i risultati. Diversi sono i punti che mi assillano. Ai tempi dialogavo molto amichevolmente con  il  Sig. Robbiani, ( avrebbe poi realizzato assieme il CDD) contrario a  questa  impresa ed  eravamo dello stesso parere;   in futuro  si sarebbe degenerato con l’assegnazione di appalti a  cooperative con chiare  fede  politica  e naturalmente  con  tutti i dubbi  possibili.

1. Appena sono entrati in azione questi “grandi uomini missionari del sociale” cos’hanno fatto? Si sono convinti che i disabili avevano troppi privilegi, non compatibili con un paese civile. Allora hanno tagliato le poche risorse umanitarie concesse negli anni, bruciando tutti i sacrifici che avevano fatto i genitori, in tanti anni, per conquistare questi  piccoli privilegi. Ci volevano convincere che, con una pensione da 270 euro al mese, dovevamo contribuire al mantenimento dei Centri che danno un sollievo alle famiglie (7 ore al giorno escluso sabato e domenica e festività varie e più di un mese di chiusura). Pretendevano dai genitori una cifra notevolmente superiore alla pensione percepita (quota più mensa). Non importava a loro se la maggior parte della giornata – le 17 ore rimanenti – e delle festività il disabile era a carico dei genitori. Se poi il disabile si ammalava il familiare, o chi per esso, doveva correre immediatamente a prelevarlo, ignorando il fatto che la persona disabile era sotto copertura sanitaria della Regione e di logica (e per legge) avrebbe dovuto essere presa a tutela dal sistema sanitario. Se poi il disabile era ricoverato in ospedale, veniva detto a una persona (un famigliare in genere) che alla cura ‘24 ore su 24’ e all’assistenza avrebbero dovuto provvedere i familiari stessi. E se un familiare si ammalava o non aveva la possibilità, doveva assumere una persona che stesse vicino alla persona disabile 24 ore su 24 ore; naturalmente attingendo all’enorme pensione mensile di 270 euro. Il pensiero ricorrente era: chi se ne frega, si arrangino i genitori che hanno avuto la bella idea di far nascere questi loro figli! Tali richieste di contributo finanziario dei Comuni, e in particolar modo quelle di Merate, ma con il silenzio assordante dei nostri sindaci PD, venivano giustificate dando la colpa al Governo, che aveva tagliato le risorse. Però nel frattempo impegnavano  milioni di euro per opere inutili (leggere i giornali del tempo). Si potrebbe far  l’elenco dei  comuni che trovavano milioni di euro per opere, che in tempi di crisi, potevano essere trascurate e impegnate per la crisi sociale. Mi riferisco al Comune capofila, che era, tra i 26 Comuni, l’azionista di maggioranza in Retesalute. Ma anche al capo del collegio dei  sindaci sigra Gatti  PD.

2. Ora, ritornando agli inizi di Retesalute, che svolgeva un ottimo lavoro con una persona e mezza, mi vengono i brividi nell’apprendere che sono stati assunti circa ottanta dipendenti (leggo dai giornali). Nel contempo i servizi esterni sono stati affidati a Cooperative con appalti che si spera siano sempre stati chiari.

Il mio dubbio è: servono veramente ottanta persone e se realmente ci sono perché non far gestire a loro direttamente i servizi? Tutti misteri che hanno portato a un’implosione di Retesalute e a una separazione dalla Provincia di Lecco, che aveva idee ben più chiare su come condurre il servizio sociale nel nostro territorio. Faccio omaggio al sindaco di Lecco, il dottor Brivio, uomo che ha ben chiaro cosa sia il sociale e come si debba gestire. Ma come ben si sa, nel partito in cui militi,  se uno è capace e non desidera il guinzaglio viene scartato. “non politicamente capace”

Le varie Cooperative Sociali, prima della messa in onda di Retesalute, venivano pagate dai vari Comuni in 30-60 giorni. Mi risulta che attualmente, dipendendo da questo Ente fantasma, faticano a ricevere i soldi dopo sei mesi. Le difficoltà nella conduzione di una cooperativa sono enormi, hanno 200 o 300 persone che al 10 di ogni mese devono essere pagate. Parlo sempre di Cooperative che io conosco e non di tutte. Se guardiamo i bilanci delle Cooperative  sono sempre economicamente  sul filo del rasoio.  Nessuno le  aiuta. Danno lavoro a  migliaia di persone ma il territorio non le considera.

3. Ma quello che considero grave e che mi fa sorgere molti dubbi sono i tanti soldi – milioni di euro – che lo Stato elargisce alle regioni per sollevare un po’ dalle proprie difficoltà quotidiane le persone non autosufficienti. La legge dello Stato parla chiaro. Ma questi soldi prima passano dalle forche caudine della Regione, che pone ulteriori parametri per rendere difficile l’accesso a tali finanziamenti. Poi – dopo la Regione – i soldi passano a Retesalute, che li gestisce in un modo molto strano. Moltissimi di questi finanziamenti non sono mai giunti a tante famiglie che hanno in casa persone con disabilità grave. Non si capisce la logica della distribuzione dei fondi. Ora i Comuni dicono: ma le famiglie non fanno più richiesta. Ma è logico: dopo 3 o 4 anni che fai la domanda e non vedi arrivare nulla, una famiglia  rinuncia a  richiedere; non  vuole  apparire come un mendicante  fuori da  un supermercato che quotidianamente ed insistentemente chiede l’elemosina. Non si capisce perché su 160 domande ne siano state soddisfatte sì e no 60. E non si  comprende come sotto la supervisione del grande ex-sindaco Sig Salvioni tante assegnazioni, la gran parte, del decreto B1 e B2 siano andate a  finire  nei comuni di Robbiate e vicinanze.     E anche in questi casi non sono arrivati a tanti disabili con sofferenza estrema, ma a persone che hanno disabili autosufficienti e che vivono in casa con due genitori. Anche loro, questi ultimi, hanno bisogno; un disabile anche autosufficiente è sempre molto difficile da  gestire, ma in una famiglia un genitore guarda prima il figlio che ha più necessità. La famiglia è sacra, lo diceva il ministro Fontana! Mamme che hanno due figli con handicap gravi, e vedove per giunta, non hanno mai visto arrivare un euro. Invitiamo la Procura a chiarire questo punto poco chiaro. Inoltre, questi denari sono stati usati per sopperire alla mancanza di obblighi della sanità in Regione Lombardia (la migliore grazie a Formigoni). Partiamo da un aspetto obbligatorio per legge, ovvero che le spese sanitarie dovrebbero essere a carico della Regione. Per legge nazionale il 70% toccherebbero alla sanità, ed il 30% ai comuni con la richiesta agli utenti, guardando l’ISEE individuale.  Ma i comuni si messi in testa di pagare il50% invece del trenta. Perché? Si aspettano qualche posto in Regione? E nel frattempo piangono declamando tutti i giorni la mancanza di soldi e riducendo i benefici verso i disabili. I fondi per la non autosufficienza destinati, sono stati usati per introdurre ragazzi al CDD che avrebbero dovuto essere a carico della Regione e per pagare percentuali elevate, non dovute, che erano di competenza della Sanità pubblica. Eccellenza naturalmente. E il tutto viene fatto apparire come un regalo ai genitori. Un grande gesto di magnificenza dei nostri dirigenti politici.

E il genitore, avvezzo da anni a non ricevere nulla e a tenersi in casa il figlio disabile con tutte le problematiche, accetta questo come un regalo. Non ha compreso che lo stanno trattando come un mendicante. Sono talmente frustrati questi genitori che non sanno più quali siano i loro diritti. Accettano e tacciono. Soprattutto in questa parte del territorio brianzolo, dove una famiglia non chiede mai l’elemosina, tende a tacere e subire. Cerca di nascondere il figlio disabile in casa senza apparire. La morale cristiana gli ha insegnato che è una vergogna esibirlo! È un dono di Dio, ma non pubblicizzatelo, per favore! Bisogna ricorrere per  forza  ai  tribunali e nonostante  vi siano decine di sentenze esecutive  che danno torto ai Comuni ed  alle  Regioni e ragione alle famiglie, queste amministrazioni continuano imperterrite a  ignorare le leggi, che i loro partiti hanno firmato. Perché in  Italia conta  l’annuncio:  ho fatto la  legge oggi sono un paese civile al pari di quelli in Europa.  Fatta la legge tutti si dimenticano di applicarla; anzi si fa di tutto per ignorarla.  Al massimo dicono: c’è un vuoto legislativo, attendiamo!!!??

Questo esposto era una cosa che si doveva fare. Ogni aspetto della società è stato gestito male, a mio avviso.

Vedremo cosa succederà. Speriamo che, a causa dell’enorme incapacità gestionale, non vengano penalizzate ulteriormente le spese sociali per appianare i debiti creati dagli amministratori. Chi ha sbagliato paghi. Questi amministratori del sociale sono sempre ben pagati con i soldi delle tasse, nostre. A noi, quando commettiamo un’infrazione, ci viene rinfacciato immediatamente che l’ignoranza non è ammessa; perché in queste situazioni non succede?

Tutte le persone intorno a me care mi raccomandano di desistere dalla scrittura di questo tipo di articoli. Mi dicono: “Stai attento, quelle sono persone potenti e potrebbero farti del male!” Ma io rispondo: “Cosa potrebbe mai succedere alla mia famiglia più di quanto mi è già capitato?.   Se le ‘persone potenti nate per ribaltare  la morale corrente in Italia’ mettono agli arresti domiciliari (in libertà) decine di delinquenti che hanno ucciso, magari più volte, vuoi che non mi concedano almeno una detenzione domiciliare, visto che ho quasi ottant’anni?”

Il danno che Retesalute  ha fatto al sociale del territorio è di non poco conto, a mio giudizio.           E non mi vengano a dire i Comuni che, con la nascita di Retesalute, hanno risparmiato nella gestione del sociale!  Falso, completamente falso. Ed inoltre hanno perso  il  controllo dei loro abitanti, e dei loro bisogni sociali.

 Ne vedremo delle belle!            Costantino Scopel

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